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Francia, a Millau il ponte dei record 

Con il contributo della Mannacciaio


A cura del socio:  Francesco Manna 


Si inaugura martedì 14 dicembre, a Millau, nel sud della Francia

 il ponte dei record

Sette piloni sorreggono, a 240 metri d’altezza, una lastra d’acciaio di 2.460 metri, su cui corrono quattro corsie


VIDEO


Viaggio sul ponte
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DAL NOSTRO INVIATO
MILLAU (Francia) -
È il ponte dei record, delle meraviglie, dei miracoli e dei misteri quello che s’inaugura martedì, 14 dicembre, a Millau, nel sud della Francia. Sospeso sul «grand canyon» d’Europa, la valle del Tarn nella Linguadoca, il viadotto ridurrà di quasi tre ore la strada dei commerci e delle vacanze da Clermont Ferrand verso la Spagna e la costa francese.
È il più alto del mondo. Uno dei sette piloni (343 metri) supera di 40 la Tour Eiffel, il che lascia immaginare l’orgoglio dei francesi per un’opera che, come diceva Goethe, dimostra che «l’architettura è la musica solidificata».

 


IL GRAFICO


Gli ingegneri inglesi e francesi che hanno eseguito il progetto di sir Norman Foster, l’architetto del nuovo Reichstag di Berlino e dell’ultimo ponte sul Tamigi, consegnano l’opera nel centenario dell’«Intesa cordiale» che mise fine agli storici dissidi fra Londra e Parigi e realizzano, oltre che una meraviglia dell’architettura, anche un miracolo della politica: un’opera pubblica gratuita, non a carico dello Stato e del contribuente, pagata - in questo caso e per la gran parte - nemmeno dai francesi, bensì dalla massa di automobilisti e camionisti stranieri che lo attraverseranno. Il gruppo francese Eiffage, le cui radici si ritrovano nella società di Gustave Eiffel, ha infatti anticipato l’intero costo del ponte: 310 milioni di euro che verranno rimborsati con i pedaggi nei prossimi vent’anni. Una costruzione - ecco il secondo miracolo - nei tempi previsti: tre anni esatti dalla posa della prima pietra. I sostenitori del ponte sullo stretto di Messina possono stare tranquilli: i miracoli esistono.
Il viadotto di Millau è anche un miracolo della tecnica, realizzata da ingegneri e operai «acrobati», senza paura del vuoto.



Il ponte dei record clicca su una foto


I sette piloni, in acciaio e cemento, sorreggono a 240 metri d’altezza una lastra d’acciaio di 2.460 metri, su cui corrono quattro corsie nei due sensi. Sono state costruite apposta macchine di sollevamento a pompa, dei muscoli d’acciaio che hanno permesso di fissare 1.500 tonnellate di cavi d’acciaio e tenere insieme 36 mila tonnellate di acciaio e le 242 mila tonnellate di materiali e cemento che costituiscono il peso complessivo del ponte.


Il diffuso impiego di computer e le tecniche più avanzate di costruzione hanno ridotto a zero gli incidenti e previsto ogni tipo di rischio per i prossimi cento anni: infiltrazioni, cambiamenti atmosferici, caldo e freddo, sismicità, elasticità con un livello di espansione massima di circa tre metri. Eppure, nella sua imponenza, l’opera risulta d’incredibile leggerezza, davvero sospesa fra le nuvole che spesso si abbassano attraverso il «canyon», realizzando in pieno quella che era l’ambizione di Foster: «Il ponte deve dare la sensazione di volare in automobile», ha detto, passeggiando sul viadotto durante le prove di collaudo.
L’intuizione più geniale di Foster è stata quella di non tracciare una linea retta sulle due sponde della vallata, ma di realizzare il ponte con una leggera curva discendente. In questo modo, l’automobilista, anziché il brivido del vuoto, incontra tutta la prospettiva del viadotto e lo attraversa come sulla tuga di una nave, con piloni che sembrano vele e cavi d’acciaio che sembrano sartie.


Visto dal basso, nella vallata di Millau, il ponte è ancora più bello. Tanto da rimettere paradossalmente in discussione la ragione per cui era stato realizzato. E anche questo è il miracolo dell’arte e della natura umana, che tramandano ai posteri opere il cui fine non è necessariamente l’utilità, ma la bellezza. Mezzo milione di persone si sono già recate a Millau per ammirarlo e tutti sono convinti che gli automobilisti, anziché attraversarlo in fretta e proseguire finiranno per fermarsi nella vallata, dove già si moltiplicano ristoranti, alberghi, centri d’informazione e quintali di souvenir con l’immagine del ponte.


«Finora - dice con orgoglio Jacques Godfrain, da 27 anni deputato della zona e da 7 sindaco - Millau era nota per tre cose. La terracotta, che cominciò ad essere realizzata qui dai romani e che poi venne esportata in tutto il mondo antico. I guanti, di cui Millau fino al primo ’900 era la capitale mondiale, prima di Napoli e Singapore. E... gli ingorghi. Farsi un tappo ( bouchon ) a Millau è diventato un gioco di parole, che appunto non significa stappare una bottiglia da queste parti, ma restare bloccati per ore nel bouchon , nell’ingorgo. C’è chi ha sostenuto che Millau è responsabile della gran parte degli acquisti di auto con condizionatore a causa delle lunghe code estive. Ma adesso c’è il ponte e Millau sta diventando famosa in tutto il mondo, come tutte le città che legano il loro nome ad un famoso ponte».


Millau ha inventato il segreto di trasformare in souvenir e soldi tutto quello che succede da queste parti. Qui risiede José Bové, il leader dei paisans antimondialisti, e qui ha cominciato le sue campagne di protesta. Qui avvenne il clamoroso incendio di McDonald’s, nel 1999. Adesso il McDonald’s di Millau è il più frequentato della Francia e molti turisti si fanno fotografare davanti al ristorante ricostruito. «È probabile - dice il sindaco Godfrain - che anche il ponte, come è già successo, venga utilizzato per qualche protesta. Pazienza, diventeremo ancora più famosi».
Jacques Godfrain è uno di quei francesi di provincia che fanno amare la Francia quando si depura della spocchia parigina. È l’immagine di una Francia semplice, bonaria, ospitale, insieme colta e raffinata, con il gusto delle proprie tradizioni. Al «suo» ponte, Godfrain ha dedicato un romanzo che è anche un affascinante percorso nei misteri di tutti i ponti del mondo.


«I ponti del diavolo» ricostruisce le leggende medievali secondo le quali i ponti sono un’impresa dell’uomo contro il diavolo, «un angelo della caduta», che appunto si impegna a farlo cadere. Secondo Godfrain, ci sono almeno 281 ponti nel mondo che in qualche modo si richiamano al demonio e che si ritiene siano crollati a causa del maleficio. Il più famoso è quello di Avignone, crollato e poi dedicato a San Benedetto. «Anche il ponte dei sospiri, a Venezia, contiene un’effigie demoniaca al centro - ricorda il sindaco -. Nell’antichità si facevano esorcismi, si facevano passare animali all’inaugurazione, si compivano persino sacrifici umani perché si riteneva che il primo uomo a passarci sopra sarebbe morto». Nel suo romanzo, Godfrain immagina che anche il presidente della Repubblica abbia paura di attraversare il ponte di Millau il giorno dell’inaugurazione e che quindi invii un messaggero a Londra per indagare, presso i progettisti, sul mistero demoniaco. «Ma Chirac non ha paura. Lui il patto con il diavolo l’ha già fatto», scherza Godfrain, che del presidente è un fedelissimo.
Nel giorno dell’inaugurazione, ci sarà anche il sindaco di Mostar, la città del ponte distrutto durante la guerra in Jugoslavia, il simbolo dell’incontro fra l’Oriente e l’Occidente. Nella storia dell’uomo, i ponti hanno sempre avvicinato i popoli e le culture. Per questo gli uomini li hanno anche distrutti. Il ponte di Mostar venne distrutto un 9 novembre. Il 9 novembre fu anche il giorno della caduta del Muro di Berlino. Invertendo i numeri, si ha la data degli attentati di New York, lo scontro, anziché l’incontro fra civiltà.

Massimo Nava

 

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